La velocità massima raggiunta dall’uomo è stata di 39.937,7 km/h ormai 56 anni fa. Sta per essere superata

  • Il 26 maggio 1969, Thomas Stafford, John Young ed Eugene Cernan batterono un record ancora oggi imbattuto
  • Gli astronauti della missione Artemis II si preparano a superare il vecchio record dell’Apollo 10

Sono passati più di 15 anni da quando Usain Bolt è diventato l’uomo più veloce del mondo, completando una corsa di 100 metri piani in 9,58 secondi. Il velocista ha raggiunto una velocità massima di 44 km/h utilizzando solo il proprio corpo. Se parliamo di esseri umani su un mezzo di trasporto, il record è molto più antico. E non ci riferiamo ai piloti della Bugatti Veyron o del Lockheed SR-71, ma agli astronauti della missione Apollo 10.

Un record scolpito nella pietra

Il 26 maggio 1969, mentre tornavano sulla Terra dall’orbita lunare, gli astronauti Thomas Stafford, John Young ed Eugene Cernan hanno battuto un record che è ancora valido.

Il veicolo su cui viaggiavano, il modulo di comando Charlie Brown, rientrò nell’atmosfera terrestre a una velocità di 39.937,7 chilometri all’ora. Per 56 anni, nessuno ha mai viaggiato così velocemente.

La prova del primo allunaggio

Per comprendere l’impresa dell’Apollo 10, è necessario ricordare il contesto. Il volo era una prova generale della storica missione Apollo 11. Si avvicinarono a soli 15 chilometri dalla superficie lunare, testarono tutti i sistemi del modulo di discesa e, cosa più importante, intrapresero in sicurezza il viaggio di ritorno.

La ragione della sua incredibile velocità non era una potenza del motore superiore, ma una questione di traiettoria. Il viaggio di ritorno sulla Terra era stato progettato per essere particolarmente breve, circa 42 ore invece delle 56 abituali.

Questa caduta più diretta verso il nostro pianeta, accelerata dalla gravità terrestre, catapultò la capsula e i suoi occupanti a una velocità mai vista prima durante la fase di rientro, che Eugene Cernan descrisse come “una palla di fiamme bianche e viola”.

Non è mai stato superato

Da allora, nessuna missione con equipaggio ha avuto la necessità o la capacità di raggiungere una velocità così elevata. L’era dello space shuttle e delle missioni verso la Stazione Spaziale Internazionale si è svolta nell’orbita terrestre bassa, con velocità di rientro molto più modeste, intorno ai 28.000 km/h.

Il record dell’Apollo 10 è rimasto intatto semplicemente perché non siamo più tornati sulla Luna. Ma questo record, una reliquia dell’età d’oro dell’esplorazione spaziale, sta per cadere.

Gli eredi del record

Il programma Artemis, che prende il nome dalla gemella di Apollo nella mitologia greca, è la risposta della NASA a questa lunga assenza. La sua prima missione con equipaggio, Artemis II, è prevista per l’inizio del 2026, e la navicella Orion, con cui viaggeranno intorno alla Luna, stabilirà un nuovo record di velocità.

Se tutto andrà bene, gli astronauti Jeremy Hansen (dell’Agenzia spaziale canadese), Victor Glover, Reid Wiseman e Christina Hammock Koch (della NASA) dovrebbero iniziare la loro rientro nell’atmosfera a 40.234 chilometri all’ora, una velocità che supererebbe di poco il record dell’Apollo 10.

Tutti gli occhi puntati sullo scudo

Per riuscire a rientrare a questa velocità record e resistere al plasma e alle temperature di 2.760 °C generate dall’urto compressivo dei gas dell’atmosfera con la navicella, la NASA ha progettato la navicella Orion con uno scudo termico particolarmente spesso e resistente.

Tuttavia, nella missione senza equipaggio Artemis I, lo scudo termico si è incrinato durante il rientro e diversi pezzi si sono staccati. Per evitare che ciò si ripeta con Artemis II, Orion modificherà il profilo di rientro evitando una fase di rimbalzo in cui possono formarsi gas all’interno del materiale dello scudo termico. Ma la velocità rimarrà invariata, stabilendo un nuovo record.