Colossale scoperta su Marte: rilevata un’anomalia che rivela un’attività vulcanica fuori dal comune

Marte, sede di tante storie di fantascienza e uno dei pianeti più simili alla Terra, è stato studiato a fondo dalla comunità scientifica, sia per le sue condizioni estreme che per la sua atmosfera. In questo contesto, le ricerche più recenti hanno sfruttato le capacità dei satelliti e dei sensori per analizzare ciò che si nasconde sotto la sua superficie. Alcune regioni del pianeta, infatti, presentano caratteristiche che inducono a pensare a un’evoluzione più complessa di quanto si pensasse. Per dimostrarlo, in una zona che è stata oggetto di analisi scientifiche, sono stati ottenuti risultati che hanno rivelato un’attività vulcanica piuttosto insolita per il pianeta rosso.

Qual è stata l’anomalia rilevata su Marte?

Un team di scienziati ha utilizzato misurazioni del campo gravitazionale di Marte per identificare strutture sotterranee ad alta densità situate sotto i sedimenti di quello che si presume fosse un oceano. Lo studio è stato pubblicato sul portale Authorea.

Questo lavoro è stato presentato al Congresso Europlanetario delle Scienze 2024, tenutosi a Berlino. La differenza di massa tra queste strutture e il terreno circostante oscilla tra 300 e 400 chilogrammi per metro cubo, il che suggerisce una composizione diversa dal resto del sottosuolo. Ciò è risultato più che curioso per gli scienziati.

In totale, sono state individuate una ventina di formazioni di varie dimensioni nelle immediate vicinanze della calotta polare nord. Una di esse presenta una silhouette particolare che è stata paragonata alla forma di un cane. Tutte sono nascoste sotto strati di sedimenti, quindi non sono visibili dalla superficie.

Secondo il dottor Bart Root, dell’Università Tecnica di Delft, questa scoperta è stata possibile grazie ai dati gravitazionali ottenuti dai satelliti. L’analisi ha permesso di ricostruire parte della storia geologica della zona settentrionale del pianeta, una regione finora poco esplorata in termini di struttura interna.

Perché si ritiene che ci sia una strana attività vulcanica su Marte?

Oltre a queste strutture, lo stesso studio ha identificato un’anomalia gravitazionale profonda sotto l’altopiano vulcanico di Tharsis Rise, una delle zone più rilevanti della geografia marziana. Combinando i dati sismici della missione InSIGHT e le misurazioni orbitali, i scienziati hanno rilevato segnali di un pennacchio magmatico.

Questa massa ascendente di magma avrebbe un diametro stimato di 1.600 chilometri e si troverebbe a circa 1.100 chilometri di profondità. La presenza di questo pennacchio indica che il mantello di Marte potrebbe essere ancora in movimento, il che implicherebbe un’attività interna più complessa di quanto si pensasse.

La scoperta solleva dubbi sul modello di isostasia flessurale, teoria secondo cui la crosta di un pianeta dovrebbe sprofondare quando su di essa si accumula una grande massa. In questo caso, Tharsis, che avrebbe dovuto collassare sotto il proprio peso, si mantiene ad un’altitudine maggiore rispetto al resto del pianeta. Ciò suggerisce che forze interne potrebbero compensare l’effetto gravitazionale previsto.

Il passato vulcanico del pianeta rosso, sotto revisione

Marte possiede alcuni dei vulcani a scudo più grandi del sistema solare. Il più importante è l’Olympus Mons, con oltre 21 chilometri di altezza. Situato nella regione di Tharsis, condivide la zona con altri vulcani come l’Ascraeus Mons, il Pavonis Mons, l’Arsia Mons e il singolare Alba Patera.

La regione di Elysium Planitia contiene anche strutture simili, tra cui Elysium Mons, Hecates Tholus e Albor Tholus. Sebbene attualmente non siano state rilevate eruzioni attive, i registri geologici indicano che alcuni flussi di lava potrebbero avere tra i 20 e i 200 milioni di anni.

Questa cronologia è recente in termini planetari, il che rafforza la possibilità che Marte abbia mantenuto un’attività vulcanica intermittente fino a fasi geologiche relativamente moderne.

Prossime ricerche e missioni marziane

Il nuovo e illuminante scenario ha motivato la proposta di una missione specifica, Martian Quantum Gravity (MaQuis), che avrebbe lo scopo di analizzare con maggiore precisione il campo gravitazionale marziano.

Questa missione utilizzerebbe una tecnologia simile a quella impiegata in GRAIL (Luna) e GRACE (Terra), incentrata sullo studio delle variazioni gravitazionali.

Secondo la dottoressa Lisa Wörner, del Centro Aerospaziale Tedesco (DLR), MaQuis consentirebbe di studiare in dettaglio le strutture sotterranee già rilevate e contribuirebbe a comprendere l’evoluzione dell’interno del pianeta. L’obiettivo sarebbe quello di ottenere una mappa più precisa delle masse sotterranee e confermare l’esistenza di attività magmatica in corso.