Ossessione mondiale: quali paesi hanno le maggiori riserve auree e quante ne dichiara la BCRA

In Italia e Germania sono state avanzate richieste pubbliche per il rimpatrio di circa 245 miliardi di dollari attualmente depositati negli Stati Uniti. I dubbi sul dollaro sono alla base di questa mossa, che ha anche profonde radici ideologiche. Dalla metà del 2023, quando il suo prezzo era ancora inferiore ai 2.000 dollari l’oncia, l’oro non ha fatto altro che salire, con brevi pause e piccoli passi indietro per poi ripartire alla carica. Venerdì scorso il prezzo è sceso dell’1,5%, sotto i 3.270 dollari l’oncia, completando un calo del 3% nella settimana, che il portale Trading Economics (TE) ha attribuito all’allentamento delle tensioni politiche per il conflitto nel Golfo Persico e alla conseguente riduzione della domanda di “beni rifugio”, categoria dalla quale negli ultimi mesi sembra essere stato escluso il dollaro. Al di là del calo settimanale, la verità è che, sebbene si trovi a circa 200 dollari al di sotto del livello raggiunto ad aprile, al culmine dell’incertezza economica globale causata dai “dazi reciproci” annunciati da Donald Trump, l’oro ha registrato un aumento del 25% da inizio anno e, secondo TE, il suo prezzo sembra sostenibile grazie a un’ondata di acquisti da parte delle banche centrali e all’aspettativa di un prossimo taglio del tasso di interesse di riferimento della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti. Quando era ancora uno dei suoi funzionari, Trump aveva chiesto a Elon Musk, allora capo del “Dipartimento per l’efficienza governativa”, di verificare quanta oro ci fosse effettivamente a Fort Knox, in Texas, il più grande deposito, con il 54% delle riserve (proprie e in custodia) del metallo prezioso negli Stati Uniti.

Rimpatrio

Nelle ultime settimane sono state rese pubbliche le richieste di politici tedeschi e francesi che chiedono il “rimpatrio” dell’oro che questi paesi hanno in custodia negli Stati Uniti, principalmente a Fort Knox e nella Federal Reserve di New York. Secondo diverse stime, si tratta di circa 245 miliardi di dollari tra i due paesi.

La Germania e l’Italia sono, dopo gli Stati Uniti, i secondi maggiori detentori di riserve auree, secondo uno studio del Mises Institute, un think tank libertario statunitense intitolato a Ludwig von Mises, uno dei due maggiori esponenti della “Scuola Austriaca” di economia.

L’altro era il suo discepolo, Friedrich von Hayek, le cui idee sulla denazionalizzazione del denaro e sull’oro come standard monetario universale hanno influenzato movimenti politici in Europa e oltre.

Chi ne ha di più

La Top 10 dei paesi con le maggiori riserve auree è guidata dagli Stati Uniti e completata, dopo Germania e Italia, da Francia, Russia, Cina, Svizzera, India, Giappone e Turchia.

L’ansia per l’oro si è riflessa nell’ultimo sondaggio del World Gold Council (Consiglio mondiale dell’oro) tra investitori, operatori del settore finanziario e funzionari bancari di tutto il mondo: il 95% ha risposto che si aspetta che nei prossimi 12 mesi le banche centrali aumentino le loro riserve auree, la percentuale più alta per questo sondaggio annuale dal 2018.

Oltre alla diminuzione della fiducia nel dollaro come bene rifugio, alla base di questa domanda ci sono anche altri fattori intangibili che Quinn Slobodian, professore di storia all’Università di Boston, ha collegato in un recente libro a profonde correnti ideologiche. Il titolo del libro è rivelatore (“I bastardi di Hayek”) e il sottotitolo lo è ancora di più: “Razza, oro, QI (acronimo inglese che si riferisce al quoziente intellettivo, misura più o meno accettata dell’intelligenza umana) e capitalismo di estrema destra”.

Radici dottrinali

Secondo il libro, l’attuale rinnovata ossessione per l’oro ha radici dottrinali in Hayek, autore di un libro sulla “denazionalizzazione del denaro” e sostenitore dell’oro come unità monetaria universale.

Slobodian identifica il deputato tedesco Peter Boehringer, di Alternativa per la Germania (AfD), un partito di estrema destra, come l’iniziatore del movimento “riportiamo a casa l’oro”, a cui si sono poi aggiunti la francese Marine Le Pen, il presidente ungherese Viktor Orban e Matteo Salvini, predecessore di Giorgia Meloni alla guida della destra italiana, idee incarnate anche da ideologi vicini a Trump, come Glenn Beck e Steve Bannon.