Il falso mito sul momento in cui aggiungere il sale durante la cottura della pasta: «Bisognerebbe usarne 250 grammi perché abbia effetto»

Il dibattito sull’opportunità di aggiungere il sale prima o dopo la cottura della pasta è dovuto a una credenza popolare diffusa ma priva di effetti. Per generazioni, in molte cucine si è ripetuto quasi automaticamente lo stesso gesto, che consiste nell’aggiungere un pizzico di sale all’acqua prima che inizi a bollire. Una pratica diffusa in moltissime case che, tuttavia, ha trovato detrattori tra coloro che pensano che aggiungere sale all’acqua aumenti il punto di ebollizione, facendo sì che l’acqua impieghi più tempo a bollire e quindi prolungando la preparazione dei cibi.

Il sale fa bollire prima l’acqua? La verità scientifica che in pochi conoscono

Tuttavia, questo pensiero, diventato credenza popolare, è più un mito che una verità scientifica. La realtà è che la quantità di sale normalmente utilizzata in cucina ha un effetto appena percettibile sulla temperatura di ebollizione dell’acqua.

Il fenomeno fisico che spiega questo effetto è chiamato elevazione del punto di ebollizione. Consiste nel fatto che, quando una sostanza come il sale viene disciolta in un liquido, la temperatura necessaria affinché il liquido raggiunga il punto di ebollizione aumenta. Tuttavia, l’impatto reale è minimo in condizioni di cucina domestica. Per far passare l’acqua da 100 gradi a 101 gradi centigradi, sarebbe necessario aggiungere circa 250 grammi di sale. Una quantità molto lontana da quella che chiunque userebbe per preparare un piatto.

La funzione principale del sale in cucina ha molto più a che fare con il sapore che con il comportamento termico dell’acqua. Le piccole quantità che di solito aggiungiamo prima della cottura non alterano in modo significativo le proprietà fisiche del liquido. Pertanto, quel pizzico di sale che cade nella pentola non farà bollire l’acqua prima né ridurrà il tempo di attesa.