Geologi sostengono che grandi pepite d’oro potrebbero formarsi a causa dei terremoti e del quarzo, secondo uno studio scientifico

Lo studio indica che i movimenti sismici creano campi elettrici che favoriscono l’accumulo di oro in filoni sotterranei, il che potrebbe ottimizzare la ricerca del minerale in zone ricche di quarzo. Gli esperti di geologia hanno avvertito che l’intensa pressione generata dai terremoti sulle formazioni rocciose può attivare un fenomeno poco conosciuto: la formazione dell’oro. Secondo uno studio condotto dall’Università di Monash, i movimenti sismici creano campi elettrici in minerali come il quarzo, facilitando il rilascio e l’accumulo di oro disciolto nei filoni sotterranei. Il team di scienziati ha scoperto che la piezoelettricità del quarzo, ovvero la sua capacità di generare elettricità sotto pressione, è fondamentale per questo fenomeno. Quando le faglie geologiche si attivano, le tensioni accumulate provocano scariche elettriche microscopiche che agiscono da catalizzatori nella cristallizzazione dell’oro. In questo modo, i terremoti contribuiscono alla formazione di questo metallo.

Ecco come si formerebbero le grandi pepite d’oro sulla Terra

Le scoperte del team di Chris Voisey offrono una nuova spiegazione all’antico enigma sulla formazione di pepite d’oro di grandi dimensioni. Attraverso l’analisi di filoni di quarzo associati a faglie sismiche, i ricercatori hanno concluso che i terremoti non solo fratturano la crosta terrestre, ma creano anche le condizioni ideali per l’accumulo del metallo.

Durante questi eventi, i fluidi idrotermali carichi d’oro riempiono rapidamente le fessure appena aperte e la pressione rilasciata dal terremoto innesca un processo chimico che accelera la precipitazione dell’oro.

Ciò che sconcertava gli scienziati era come fosse possibile che l’oro si concentrasse in grandi quantità, invece di disperdersi uniformemente lungo il quarzo. La risposta, secondo lo studio, sta nella natura del quarzo e nella sua proprietà di generare elettricità sotto tensione. Questa piezoelettricità crea un campo elettrico temporaneo che agisce da catalizzatore, provocando la solidificazione dell’oro.

Gli esperimenti che simulavano i terremoti con lastre di quarzo hanno dimostrato che le lastre di quarzo immerse in una soluzione contenente ioni d’oro formavano accumuli più grandi di oro. Foto: Christopher R. Voisey et al, Nature Geoscience 2024

Le vere miniere d’oro sotterranee della Terra

Questa scoperta permette anche di capire perché così tanti giacimenti auriferi redditizi si trovino in regioni con un’intensa storia tettonica. Le cosiddette zone orogeniche, dove le placche continentali si scontrano e si deformano, si rivelano veri e propri laboratori sotterranei dell’oro, modellati dall’energia liberata in ogni terremoto. Grazie a questo nuovo approccio, i geologi potrebbero migliorare la ricerca dell’oro concentrandosi su aree con precedenti sismici e formazioni ricche di quarzo.

Qual è l’ipotesi sulla creazione di grandi pepite d’oro?

L’esperimento condotto dal team dell’Università di Monash ha permesso di riprodurre in laboratorio un processo che in natura richiede migliaia di anni. Sottoponendo cristalli di quarzo a onde simili a quelle di un terremoto, i scienziati hanno confermato che il minerale genera una carica elettrica in grado di precipitare l’oro disciolto.

Questo fenomeno spiega come si formano pepite di grandi dimensioni nella crosta terrestre. Lungi dall’essere una distribuzione uniforme, l’energia sismica e la piezoelettricità del quarzo fanno sì che l’oro si attacchi a concentrazioni già esistenti, favorendone la crescita progressiva. Sebbene i ricercatori siano riusciti a replicare il processo in condizioni controllate, Voisey ha chiarito che non si tratta di un metodo pratico per produrre oro, ma di una chiave per comprenderne meglio l’origine naturale.