Gli scienziati svelano il mistero delle “perle” di vetro arancione trovate sulla Luna

Decenni dopo le missioni Apollo, che portarono per la prima volta l’uomo sulla Luna, gli scienziati stanno studiando più nel dettaglio le brillanti perle di vetro arancione che sono state trovate tra le rocce e la polvere dei campioni di suolo lunare portati dagli astronauti. All’epoca non esisteva ancora la tecnologia per vedere così tanti dettagli, ma ora, utilizzando nuove tecniche, sono riusciti a vedere oltre questo curioso colore minerale.  Uno studio condotto da ricercatori della Brown University, dell’Università di Harvard e dell’Università di Washington a St. Louis, pubblicato sulla rivista Icarus, ha chiarito come sono nate e perché sono colorate. “Abbiamo questi campioni da 50 anni, ma ora disponiamo della tecnologia per comprenderli appieno”, spiega in un comunicato Ryan Ogliore, professore associato di Fisica presso la Facoltà di Arti e Scienze dell’Università di Washington, che ha partecipato alla ricerca.

Cosa sono le perle di vetro arancioni che si trovano sulla Luna?

Queste “perle”, come le chiamano gli scienziati, sono microscopiche, misurano meno di 1 millimetro e si sono formate circa 3,3-3,6 miliardi di anni fa, durante eruzioni vulcaniche, quando la Luna era più giovane.

“Le perle sono minuscole capsule incontaminate dell’interno lunare”, ha detto Ogliore, “sono alcuni dei campioni extraterrestri più sorprendenti che abbiamo”, ha affermato.

Per la ricerca sono state utilizzate diverse tecniche di analisi microscopica, la principale delle quali è uno strumento dell’Università di Washington chiamato NanoSIMS 50, che utilizza un fascio di ioni ad alta energia per frammentare piccoli campioni di materiale e analizzarli.

Questo metodo è stato combinato con la tomografia a sonda atomica, la microscopia elettronica a scansione, la microscopia elettronica a trasmissione e la spettroscopia a raggi X a dispersione di energia.

Le perle, di colore arancione brillante e altre anche di colore nero brillante, si sono formate quando i vulcani lunari hanno espulso materiale verso la superficie.

Le gocce di lava, uscendo nel vuoto della superficie lunare, si sono solidificate istantaneamente, lasciando queste tracce. “La semplice esistenza di queste perle ci indica che la Luna ha avuto eruzioni esplosive, qualcosa di simile alle fontane di fuoco che si possono vedere oggi alle Hawaii”, spiega Ogliore.

Tuttavia, questi frammenti hanno una forma e una composizione chimica che non esistono sulla Terra, motivo per cui vengono tenuti al riparo, senza esporli all’ambiente terrestre, poiché non si sa come reagirebbero all’ossigeno, per esempio.

Per ora, servono come indizi per capire meglio l’attività vulcanica che un tempo c’era sulla Luna e come è cambiata nel tempo. “Anche con le tecniche avanzate che abbiamo utilizzato, queste misurazioni sono state molto difficili da effettuare”, ha ammesso lo scienziato.