Il rapporto evidenzia livelli particolarmente preoccupanti nei bambini piccoli, a causa della loro fragilità e della loro alimentazione specifica. Sebbene non sia visibile, l’inquinamento chimico colpisce 8 alimenti su 10. Un nuovo studio del CNR rivela che oltre l’85% dei prodotti analizzati contiene almeno un additivo plastificante. Si tratta di sostanze chimiche che migrano dagli imballaggi in plastica e generano un inquinamento alimentare quasi impercettibile. Il rapporto evidenzia livelli particolarmente preoccupanti nei bambini piccoli, a causa della loro fragilità e della loro alimentazione specifica.
Contaminazione chimica: cosa dice il rapporto
L’analisi ha riguardato 109 tipi di alimenti di consumo abituale in Italia (latticini, cereali, carni, legumi, dolci e alimenti per bambini) e ha rilevato fino a 20 plastificanti diversi.
Tra questi figuravano anche sostituti degli ftalati. Tra i principali punti emersi dallo studio, si possono evidenziare i seguenti:
Negli adulti, l’esposizione media giornaliera è di 288 ng/kg di peso corporeo, livelli che non superano i limiti fissati dall’EFSA.
Nei bambini da 1 a 3 anni, invece, sono stati rilevati 1155 ng/kg, arrivando a 2262 ng/kg nei neonati, a causa del loro peso ridotto e delle loro abitudini alimentari specifiche, come gli snack per bambini.
Quali sono gli alimenti più contaminati
La carne è in cima alla lista degli alimenti con il più alto contenuto di plastificanti, seguita da cereali, legumi e dolci. Anche i prodotti confezionati in vetro hanno mostrato contaminazione, presumibilmente a causa dei rivestimenti dei coperchi metallici.
Secondo Marco Rossi, autore principale dello studio dell’ISMAR-CNR, in ambienti reali “i bambini piccoli sono esposti a quantità superiori a quelle raccomandate”, il che fa scattare l’allarme sul loro effetto cumulativo sullo sviluppo.
In questo senso, si raccomanda di evitare di riscaldare gli alimenti in contenitori di plastica o di vetro (forno/microonde), poiché il calore può aumentare fino a 50 volte il trasferimento di tossine.
D’altra parte, è consigliabile scegliere contenitori di ceramica o vetro senza rivestimenti per riscaldare o conservare gli alimenti e dare la priorità ai prodotti freschi o sfusi per ridurre il contatto con imballaggi contenenti plastificanti.
Lo studio avverte inoltre che la normativa europea attuale regola solo la migrazione di sostanze dagli imballaggi, ma non stabilisce limiti di plastificanti negli alimenti.
Laura Bianchi, coautrice del rapporto, chiede “una legislazione più restrittiva, soprattutto per proteggere i gruppi più vulnerabili”.