La diffusione obbligatoria delle prese USB-C avrebbe dovuto porre fine alle montagne di cavi diversi. Ma la teoria non è stata ancora messa in pratica. Microsoft segnala il 27% dei casi di problemi. Doveva essere il Santo Graal: un unico cavo in grado di ricaricare tutti i telefoni e i giocattoli per bambini, nonché di collegare un computer al televisore. In ogni caso, questa era l’intenzione dell’Unione Europea, che ha deciso di adottare un unico connettore: l’USB-C. Niente più mini USB, micro USB o Lightning? Niente più montagne di cavi e rifiuti elettronici? In teoria, sì. In pratica, però, molti utenti stanno riscontrando problemi. Prendiamo un computer portatile con quattro porte USB-C identiche. Si collega lo schermo 4K alla prima e funziona. Ma se lo si sposta alla seconda, lo schermo diventa nero. Milioni di utenti sperimentano questa situazione ogni giorno.
Complessità tecnica
Microsoft ha appena rivelato un dato impressionante: in più di un caso su quattro, il vostro accessorio non funziona come previsto, anche se la spina è fisicamente identica.
Non tutte le porte USB-C sono uguali. Dietro questo connettore apparentemente uniforme si nasconde un’incredibile complessità tecnica. Alcune porte gestiscono solo USB 2.0 a 480 megabit al secondo, mentre altre arrivano a 40 gigabyte. Per fare un paragone, immaginate delle prese elettriche che sembrano tutte uguali, ma alcune erogano solo 12 volt, mentre altre ne erogano 220. Anche sul top di gamma, il connettore USB 2.0 è un connettore di tipo “a spina”.
Anche su un computer top di gamma, potrebbe esserci una porta che supporta il video 4K e un’altra che si rifiuta categoricamente di visualizzarlo.
Una questione di costi
Lo standard USB-C consente diverse configurazioni. I produttori possono scegliere quali caratteristiche includere per contenere i costi.
Una porta USB-C “completa” con 240 watt di ricarica rapida, video 4K e trasferimento dati ultraveloce costa molto di più di una semplice porta di ricarica. I produttori scendono quindi a compromessi, spesso senza renderlo chiaro ai consumatori.
Il risultato è che ci si ritrova con porte apparentemente identiche ma con capacità completamente diverse. È un po’ una lotteria ogni volta che ci si collega.
Quali sono le soluzioni?
Microsoft ha appena inasprito i requisiti di certificazione. D’ora in poi, tutti i PC Windows certificati dovranno garantire che ogni porta USB-C gestisca le tre funzioni di base: dati, alimentazione e visualizzazione.
Anche l’organizzazione che gestisce gli standard USB sta semplificando la marcatura. Non ci saranno più nomi incomprensibili come “USB 3.2 Gen 2×2”. Ci saranno invece termini chiari come “USB 40 Gigas” o “USB 20 Gigas”.
Questa situazione illustra perfettamente il nostro rapporto con la tecnologia. Da un lato, desideriamo la semplicità promessa dall’USB-C. Dall’altro, accettiamo una tecnica che non è stata ancora sviluppata. Dall’altro, accettiamo una complessità tecnica che non ci appartiene. Il vero pericolo è che stiamo perdendo il controllo sui nostri strumenti digitali.