L’euro/dollaro ai massimi degli ultimi tre anni e mezzo: la tensione commerciale colpisce il “biglietto verde”

  • L’indice del dollaro sfiora i minimi dell’anno
  • L’euro/dollaro punta ai massimi del 2021 e del 2018

I ribassisti hanno preso fiato nelle borse statunitensi ed europee dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che introdurrà dazi unilaterali entro due settimane, aumentando le tensioni commerciali. L’ultima minaccia tariffaria del magnate americano arriva il giorno dopo che funzionari cinesi e statunitensi hanno adottato un tono positivo dopo i colloqui per allentare le tensioni. I beni rifugio registrano rialzi, mentre il dollaro è uno dei grandi perdenti della giornata, scendendo nuovamente di circa lo 0,4% in alcuni momenti della giornata e sfiorando il suo livello più basso dell’anno.

Euro/dollaro ai massimi da tre anni: nuovi obiettivi a 1,25

In questo contesto, l’euro/dollaro ha toccato il suo livello più alto degli ultimi tre anni, tornando a quotarsi a livelli che non si vedevano dalla fine del 2021. “La coppia ha puntato gli obiettivi che si trova a 1,2375 e 1,25 dollari per euro, che sono i massimi del 2021 e del 2018 rispettivamente”, afferma Joan Cabrero, analista tecnico e stratega di Ecotrader, che durante il consolidamento delle ultime settimane aveva avvertito che era solo questione di tempo prima che il cross tra le due valute “riprendesse la tendenza al rialzo”.

“Il dollaro potrebbe subire un sostanziale deprezzamento nei prossimi cinque anni”, avvertiva nel suo commento tecnico Luca Paolini, capo stratega di Pictet AM, che avvertiva che nel nuovo ordine internazionale il ruolo degli Stati Uniti potrebbe essere notevolmente ridimensionato e ciò danneggerebbe il comportamento futuro della valuta statunitense.

E non è l’unico. Vicent Chaigneau, responsabile dell’analisi presso Generali AM (parte di Generali Investments), ha analizzato questa settimana come la politica del dollaro forte si stia indebolendo a causa delle tensioni fiscali e commerciali alimentate da Trump, che mantengono la valuta statunitense sotto pressione. Ciò, come avverte la società di gestione, genera rischi crescenti per gli Stati Uniti.

“È improbabile che lo status del dollaro come valuta di riserva venga sostituito, ma un accumulo di errori politici – come l’applicazione della Sezione 899 del One Big Beautiful Bill Act, che minaccia di imporre tasse di ritorsione sugli investimenti esteri – potrebbe metterlo a rischio”, aggiunge Robert Gilhooly, economista senior per i mercati emergenti di Aberdeen Investments.