All’alba del 14 settembre 2019, Eleanor Paice fu svegliata di soprassalto dal rumore di vetri infranti. Abituata ai suoni insoliti del Blenheim Palace, a Woodstock, la responsabile del servizio ospiti inizialmente non si preoccupò. Ma quando gli allarmi antincendio iniziarono a squillare, capì che qualcosa non andava. Uscì nel cortile principale, ignara di trovarsi nel mezzo di un furto senza precedenti. Cinque uomini avevano appena rubato un water in oro massiccio del valore di sei milioni di dollari e stavano fuggendo a bordo di una Volkswagen Golf rubata. L’opera, intitolata “America”, era stata esposta da soli due giorni nella maestosa dimora del XVIII secolo, parte di una mostra dell’artista concettuale italiano Maurizio Cattelan. Più di cinque anni dopo, tre uomini sono stati condannati per il crimine che ha catturato l’attenzione del mondo. James Sheen, 40 anni, si è dichiarato colpevole di furto e trasferimento illecito di proprietà nel 2024. Michael Jones, 39 anni, è stato condannato per furto lo scorso marzo. Fred Doe, 36 anni, è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere, mentre Bora Guccuk, 41 anni, è stato assolto.
Una notte di caos
La sera precedente, il direttore esecutivo del palazzo, Dominic Hare, aveva partecipato a un elegante party d’inaugurazione della mostra. L’opera, esposta per la prima volta fuori da New York, aveva attirato grande interesse. Hare ricordò di aver pensato, vedendo la fila per il bagno: “Non importa, posso tornare domani”.
Poche ore dopo, Eleanor Paice assistette alla fuga dei ladri. “C’erano solo ombre e movimenti rapidi”, raccontò. “Li ho visti salire in macchina e partire a tutta velocità”. L’intera operazione era durata appena cinque minuti.
Quando la polizia arrivò e il personale realizzò cosa era stato rubato, Paice sentì “lo stomaco rivoltarsi”. Hare, svegliato da una telefonata, corse al palazzo. Il sollievo nel vedere il personale illeso si mescolò allo sgomento per la scena del crimine: il cubicolo allagato, i detriti ovunque.
“Se il water dorato era bello, perfetto, maestoso, quello che abbiamo trovato era l’esatto opposto”, disse Hare. “È stato brutalizzato. I palazzi non vengono distrutti”.
La scena del crimine diventa arte
Il giorno seguente, il palazzo riaprì con un gesto provocatorio: il nastro della polizia fu lasciato intorno al cubicolo vandalizzato, trasformando la distruzione in parte della mostra.
“La gente era più interessata a vedere dove era stato rubato il water che a vedere l’opera stessa”, osservò Paice. Le folle accorsero, incuriosite dall’audacia del furto.
Le falle nella sicurezza
Nonostante l’ironia con cui il crimine fu raccontato dai media, l’evento lasciò un segno profondo. Paice ammise che il palazzo, prima un rifugio sicuro, divenne fonte di ansia. “Se era successo quello, poteva succedere qualsiasi cosa”.
Hare definì i ladri “le persone più pericolose che abbiano mai messo piede a Blenheim”. Christopher Marinello, avvocato specializzato nel recupero di opere d’arte, criticò apertamente le misure di sicurezza: “Hanno fallito completamente”.
Un mese prima del furto, Edward Spencer-Churchill, fondatore della Blenheim Art Foundation, aveva scherzato con i giornalisti: “Non sarà facile da rubare. È collegato alla rete idrica”. Ma il water, lasciato incustodito e senza sorveglianza, si rivelò un bersaglio troppo allettante.
Hare ammise che il valore artistico dell’opera aveva oscurato il suo effettivo valore materiale. “Eravamo più preoccupati da altre opere controverse”, disse, riferendosi a una statua di Hitler in preghiera e a bandiere britanniche calpestabili.
Le conseguenze
Nei mesi successivi, Blenheim Palace rinnovò completamente il suo sistema di sicurezza. Hare si assunse ogni responsabilità: “Ho reso Blenheim vulnerabile. Ora non lo è più”.
L’oro rubato non fu mai recuperato, ma la storia rimase, diventando parte della leggenda del palazzo. “Ha una storia importante, legata a guerre e eventi epocali”, rifletté Hare. “Il furto, in confronto, è una cosa da poco. Ma per chi vive qui, è stato un momento di grande minaccia”.
Tra centocinquant’anni, forse, le guide turistiche lo racconteranno ancora: la notte in cui un water d’oro rubato entrò nella storia di Blenheim.