Queste sono le cinque cose che osservo come psicologo che indicano la necessità di una validazione esterna

L’essere umano guarda agli altri in modo innato. Uno dei temi più ricorrenti nelle consultazioni di uno psicologo, anche se spesso in modo indiretto, è il bisogno di approvazione esterna. Non viene solitamente menzionato in modo esplicito, ma è presente in molti comportamenti, malesseri emotivi e insoddisfazioni personali. In fondo, molte persone cercano di sentirsi amate, apprezzate o riconosciute. E per riuscirci, imparano a dipendere dall’opinione esterna, dai “mi piace”, dall’approvazione di chi le circonda. La validazione esterna non è di per sé negativa. Come esseri sociali, tutti abbiamo bisogno di un certo riconoscimento da parte di chi ci circonda. Il problema sorge quando questo bisogno diventa il fulcro attorno al quale si agisce, si decide o si definisce il proprio valore personale. In questi casi, l’autostima diventa fragile e la stabilità emotiva dipende troppo da ciò che dicono o fanno gli altri. Durante le sedute di consulenza, osservo spesso alcuni modelli che indicano un forte bisogno di approvazione esterna. Non si tratta di giudicare o etichettare i comportamenti, ma di capire cosa c’è dietro certi atteggiamenti. Perché spesso ciò che sembra eccessiva sicurezza è in realtà una strategia per evitare la paura di non essere all’altezza.

Cosa c’è dietro questo bisogno: eredità emotiva e vuoti relazionali

Per capire perché alcune persone sviluppano una forte dipendenza dalla validazione esterna, è importante guardare all’infanzia e all’adolescenza. Fasi in cui si forma gran parte della struttura emotiva e dell’identità personale. Se durante quegli anni ci sono state carenze affettive, messaggi contraddittori o assenza di riconoscimento, è probabile che la persona abbia imparato a cercare fuori ciò che non ha trovato nel proprio ambiente.

Ad esempio, crescere in una famiglia in cui si valorizzano solo il successo, il raggiungimento delle aspettative o il buon comportamento può generare la convinzione che l’affetto si guadagni, non si riceva per il semplice fatto di esistere. In questo modo, si impara a compiacere, a distinguersi, ad adattarsi, pur di ricevere qualche tipo di approvazione. E questa dinamica si mantiene nell’età adulta, anche se le figure originali non sono più presenti.Questo è ciò che ho imparato come psicologo correndo la mia prima gara di 10 km

Un’altra fonte di questo bisogno può essere la mancanza di validazione emotiva. Se da bambino ti è stato detto che eri “troppo sensibile”, che esageravi o che non avevi motivo di essere triste, hai imparato che le tue emozioni non erano valide. Di conseguenza, da adulto, cerchi che gli altri ti confermino che ciò che provi ha senso. Non perché sei fragile, ma perché non hai mai imparato a validare le tue emozioni.

Queste sono le cinque cose che osservo come psicologo che indicano il bisogno di validazione esterna

Questi indicatori non sono difetti personali. Sono adattamenti emotivi che si sono sviluppati per sopravvivere in contesti in cui la validazione era condizionata o scarsa. Riconoscerli permette di iniziare a mettere in discussione queste dinamiche e di aprire la possibilità di validare (se stessi) da una prospettiva diversa.

Queste sono le cinque cose che osservo come psicologo che indicano il bisogno di validazione esterna:

1. Eccessivo bisogno di riconoscimento sui social media

Pubblicare costantemente, controllare frequentemente il numero di reazioni o commenti e provare ansia quando non c’è risposta, di solito riflette il bisogno di sentirsi visti. Non si tratta solo di “piacere”, ma di sentirsi esistere attraverso lo sguardo dell’altro.

2. Difficoltà a prendere decisioni senza consultare chi ci circonda

Le persone che dipendono dall’approvazione esterna tendono a sentirsi insicure quando devono decidere da sole. Cercano costantemente l’opinione degli altri e cambiano idea se non ricevono sostegno. Hanno paura di sbagliare e di essere giudicate.

3. Cambiamenti di personalità a seconda del gruppo

In consultazione è frequente osservare persone che si comportano in modo diverso a seconda di chi hanno di fronte. Non perché manipolano, ma perché hanno imparato ad adattarsi per integrarsi, a costo di disconnettersi dalla loro autenticità.

4. Elevata sensibilità alle critiche

Anche se a volte sembrano non darvi importanza, le persone con un elevato bisogno di approvazione esterna possono essere profondamente colpite dai commenti negativi o dalla mancanza di riconoscimento. La critica è vissuta come una minaccia al proprio valore personale.

5. Tendenza a dare priorità ai risultati visibili rispetto al benessere

Si cerca il riconoscimento attraverso il successo, il rendimento o l’apparenza. Il riposo, il divertimento o i bisogni personali passano in secondo piano, sempre subordinati all’opinione esterna.

Il costo emotivo di vivere in funzione degli altri

La dipendenza dall’approvazione esterna genera una tensione costante. Vivere in funzione di ciò che pensano gli altri implica reprimere parti di sé, nascondere le vulnerabilità, sorridere forzatamente o esagerare i risultati. Con il tempo, questo genera affaticamento emotivo, vuoto interiore e disconnessione dalla propria identità.

In consultazione si osserva che molte persone con questo bisogno sentono che non è mai abbastanza. Che per quanto ottengano, la soddisfazione dura poco. Perché non si tratta solo di risultati, ma del significato che hanno per chi li ottiene. Se tutto viene fatto per piacere, la gioia dipende dall’applauso, non dall’atto in sé.

Inoltre, questo modo di relazionarsi genera rapporti squilibrati. Si danno priorità ai legami in cui si riceve approvazione, anche se non c’è reciprocità. E si evita di mostrare disaccordo o bisogno per paura del rifiuto. Di conseguenza, molte persone finiscono per sentirsi sole, anche se circondate da altre persone.

Recuperare la capacità di valorizzarsi dall’interno

Imparare a valorizzarsi dall’interno non significa diventare autosufficienti e chiudere gli occhi al mondo circostante. Significa smettere di dipendere esclusivamente da ciò che dicono gli altri per sapere chi si è, cosa si prova e di cosa si ha bisogno. È un processo graduale, che inizia con l’identificazione delle proprie emozioni, l’accettazione e il loro riconoscimento.

È importante anche rivedere i messaggi ricevuti durante l’infanzia e capire come hanno influenzato l’attuale modo di cercare affetto. Non si tratta di incolpare nessuno, ma di capire da dove provengono certe ferite. Questa comprensione permette di smantellare credenze che non servono più e di iniziare a costruire una base interna più stabile.

Parte di questo processo implica anche circondarsi di legami in cui c’è spazio per l’autenticità. Relazioni in cui non è necessario fingere, competere o dimostrare costantemente. Dove c’è validazione, sì, ma come complemento, non come necessità imprescindibile.

Osservare il bisogno di approvazione esterna non è un modo per giudicare. È un invito a capire che, dietro molti comportamenti che sembrano innocui o addirittura di successo, c’è una profonda ricerca di affetto e riconoscimento. Una ricerca che spesso inizia nell’infanzia e che nell’età adulta può portare disagio se non viene rivista.

Le cinque cose che osservo come psicologo e che indicano questo bisogno non sono errori personali. Sono adattamenti che, al momento, hanno aiutato a sopravvivere. Ma se oggi generano dolore o disconnessione, meritano di essere rivisti. Perché è possibile imparare a guardare dentro di sé, ad ascoltarsi e a darsi un valore proprio, al di là dello sguardo degli altri.

Convalidarsi dall’interno non significa smettere di aver bisogno degli altri. Significa poter scegliere quali voci ascoltare e quali no. Significa avere una base interna che non vacilla ad ogni opinione. E, soprattutto, significa iniziare a vivere da un luogo più libero e più proprio.