Vale la pena un “superdeposito” al 3%?: «Quello che guadagna il risparmiatore per il suo denaro rasenta l’insulto»

Per gli esperti, la chiave sta nel considerare il termine effettivo, il rendimento reale e se il denaro può essere liberamente movimentato in seguito. In pieno calo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE), alcune banche hanno rispolverato una vecchia formula: quella dei “superdepositi”. Mentre la redditività dei depositi a termine continua a diminuire, questo tipo di prodotto finanziario promette rendimenti che spesso hanno superato il 4%. Queste cifre, nella stragrande maggioranza dei casi, suonano come “oro” per molti risparmiatori, ma bisogna prestare molta attenzione alle clausole scritte in piccolo, perché “quello che il risparmiatore guadagna dal proprio denaro rasenta l’insulto”, assicurano dal comparatore finanziario HelpMyCash.com.

Depositi al 3%? Attenzione alle condizioni nascoste: il trucco delle banche per attirare clienti

Negli ultimi mesi, banche come ING, Banco BIG o, più recentemente, MyInvestor hanno fatto ricorso a questi prodotti. Quest’ultima, infatti, all’inizio del mese ha annunciato un deposito al 3% TAE, ma solo per un mese. Per accedere a questo superdeposito è necessario investire almeno 10.000 euro e destinarne altri 3.000 a un portafoglio automatizzato. Chi non lo fa si aggiudica un rendimento del 2,25%, che corrisponde a un guadagno di appena 19 euro lordi dopo un mese di blocco.

“In realtà, per il risparmiatore conservatore, questa non è un’opportunità: è una strategia di acquisizione commerciale. Perché in genere le persone con profili più cauti non sono interessate a mettere i propri soldi sul mercato, ma cercano un rendimento garantito e senza rischi”, sottolineano da HelpMyCash.

Un’altra alternativa ricorrente è un superdeposito al 3,5% TAE per due mesi. «Quel 3,5% non è quello che guadagnerete, ma quello che otterreste se il denaro fosse bloccato per un anno. In due mesi, il rendimento reale sfiora appena lo 0,60% lordo, e questo solo se non ci sono condizioni nascoste come l’acquisto di prodotti aggiuntivi, il mantenimento di saldi elevati o la perdita di liquidità. Molti cadono nella trappola senza fare i calcoli», sostengono gli analisti di HelpMyCash.com

Per gli esperti, la chiave sta nel guardare la durata effettiva, il rendimento reale e se il denaro può essere movimentato liberamente in seguito. Tuttavia, il comparatore assicura che per chi ha liquidità disponibile, non vuole rischiare nulla e cerca di parcheggiare fondi puntualmente senza penali, può essere un’opzione valida. «A patto che si sappia esattamente cosa si firma e cosa si ottiene», aggiungono.

Alternative

Esistono ancora depositi che, pur non raggiungendo il 3%, offrono rendimenti vicini al 2% o anche superiori, anche se con scadenze comprese tra 12 e 24 mesi. L’unico vantaggio di questi prodotti è che non richiedono la sottoscrizione di portafogli aggiuntivi né l’accettazione di condizioni che alterano la cifra promessa.

“Per chi è disposto a bloccare parte del proprio denaro e anticipare lo scenario di tassi in calo, questi depositi a medio o lungo termine possono essere un modo ragionevole per proteggere la redditività mentre il mercato si aggiusta”, sostengono da HelpMyCash.

Gli esperti lo ripetono: se è possibile assumere un orizzonte temporale più lungo, c’è margine per ottenere un interesse reale senza dover accettare requisiti aggiuntivi. «Tra marketing e interesse, alla fine deve sempre prevalere il secondo. Non tutto ciò che promette un 3% lo dà davvero», sentenziano.